Sono le 19.25 e sono seduto per terra, in questo "alta velocità" immobile come una foglia in una giornata senza vento.
La causa sembra essere un incidente in prossimità di Milano Certosa...un investimento pare. Sirene del 118, poliziotti che percorrono veloci le carrozze, un via vai confuso tra telefonate, imprecazioni futili e risate fuori luogo, e poi io, immerso nei miei pensieri, tra una telefonata col mio amore, una lettura di qualche pagina di quel libro comprato pochi giorni fa e i sogni, che immancabili mettono alla prova la mia lucidità.
Seduto sulla moquette nello spazio tra i vagoni, ripensavo alla sera di quel lungo, il primo allenamento di una tabella partita con troppo ritardo.
Doveva essere una seduta da correre con non troppa foga, trattandosi di ben 18 chilometri e soprattutto trattandosi della prima settimana di tabella dopo il lungo stop, ma la realtà, come spesso accade, è stata ben diversa.
Giornata di lavoro lunga, poi quel treno, la metro ed infine l'autobus...tutto improvvisamente è alle mie spalle adesso. Indosso ho la mia fidata X-Bionic, nera, aderente, cattiva...calzoncini corti, sempre neri, a fasciare metà gambe e super testate Adidas Cushion 20 a proteggere i miei piedi. Esco così, senza musica nelle orecchie e con solo tanta voglia di correre, di sentire l'aria, il freddo ed il buio. Il parco mi chiamava...
I primi chilometri corrono via tranquilli ad un ritmo piacevole. Cerco l'automatismo del gesto, della respirazione, dell'oscillazione delle braccia. Movimenti questi che raggiungono la vera sincronia solo dopo qualche chilometro, solo quando ci si lascia andare veramente alla corsa, quando ci si arrende e ci si concede totalmente a quel movimento ciclico e ripetitivo. Il corpo in fondo sa come fare, va solo lasciato libero di esprimersi. E' solo a quel punto che i pensieri prendono una forma diversa e ti accorgi di percorrere centinaia di metri senza apparente fatica, senza rumore, senza ricordi. Una sorta di trance nella quale liberi lo stress e paradossalmente ti ricarichi di energia.
Corpo e mente viaggiano adesso a due velocità diverse, ognuno al suo ritmo ideale, ognuno nel suo mondo.
Molti dei miei post sono nati così, tra gli alberi e le foglie cadute, tra il freddo ed il buio, parole che improvvise sgorgano dal mio io, pensieri particolari che prendono forma solo in quegli istanti. Miscele di odori e colori che si tramutano in pure sensazioni. Vorresti catturarli quei pensieri, vorresti buttarli su carta o tramutarli in inchiostro elettronico indelebile perché troppo belli, troppo preziosi...ma così come arrivano così spariscono, tra le nuvole di polvere alzate dai miei passi e via via si allontanano sempre più, rimanendo incastonati nella terra appena calpestata.
Così è stato anche quel giorno...
Chilometro dopo chilometro sentivo la vita percorrere le mie vene velocemente, il calore invadermi l'anima e una strana consapevolezza guidare il mio istinto lungo le buie strade di un parco apparentemente immobile.
Ma è stato solo dopo 12 lunghi chilometri che la fatica di quel gesto diventava qualcosa di diverso, di sopportabile, di necessario.
Le gambe stanche cercavano altro, volevano altro. La mente viaggiava veloce. La trasformazione era ormai in atto...
Osservavo l'ombra di me stesso disegnata sull'asfalto, perfetta nelle sue curve che mi superava e rincorreva allo stesso tempo, lampione dopo lampione.
Vedevo deltoidi ben definiti, braccia muscolose e spalle che ordinate spingevano ogni passo più avanti.
La schiena era forte e dritta e le gambe aggredivano con forza l'asfalto e la terra, quasi a farsene beffa.
La testa era alta e lo sguardo fisso e fiero scrutava il buio davanti a me sfidando tutto e tutti, come fosse in cerca di qualcosa, di qualcuno, di una preda.
Il fiato era tempesta nella notte, nuvole bianche di condensa che apparivano e veloci scomparivano, proteggendo la mia anonimosità.
I denti erano zanne da mostrare in un ghigno di fatica e rabbia mentre il freddo vento mi schiaffeggiava.
Non ero più un uomo ma un lupo che correva nel suo habitat, scivolando tra gli alberi e nel buio, veloce e letale...mi immaginavo così e sentivo l'odore della mia preda, della sua carne, mentre ansimando la rincorrevo sempre più rabbioso ed aggressivo. La mia non era più corsa, nè assomigliava ad alcun allenamento programmato, bensì scivolavo nel buio della notte sotto forma di puro istinto, incurante di chi avevo intorno, incurante di me stesso.
Assaporavo la forza che quel momento mi regalava...5 lunghi chilomentri di rincorsa, sempre più furiosa e cattiva inseguendo qualcosa, qualcuno, forse me stesso.
Ciò che portiamo dentro ha un origine spesso ignota a noi. Manifestazioni di noi stessi sotto varie forme che talvolta ci spaventano, altre volte ci fanno percepire la vita, la natura e quello che abbiamo intorno, in maniera completamente diversa.
Dicono che fare sport porti ad una certa dipendenza, quasi fosse una droga. Non posso darne torto, per me è esattamente così. Ho anche sentito dire che lunghe ed intense sessioni possono portare effetti simili a quelli della cannabis. Beh in questo caso non ho termine di paragone avendo sin dall'infanzia percepito il fumo, le droghe, l'alcool o qualsiasi cosa che confondesse pesantemente le mie percezioni o il mio fisico, come qualcosa di negativo e pericoloso. Ho sempre percepito lo sport come la vera trasgressione. La potenza del fisico e dell'anima che combattono contro la fatica dello sforzo...un qualcosa di semplicemente EPICO.
Dopo 5 lunghi chilometri il mio folle inseguimento finiva...ero sazio, completamente satollo di emozioni, la mia anima era felicemente stravolta ed il mio fisico stanco chiedeva riposo.
Per 20 minuti scarsi ho vissuto in un altro luogo ed in un altro tempo. Un tempo forse dove la consapevolezza della mia forza e della mia rabbia erano lupo e tutte le mie paure soltanto una preda da inseguire e sbranare.
"...il fumo, le droghe, l'alcool o qualsiasi cosa che confondesse pesantemente le mie percezioni o il mio fisico, come qualcosa di negativo e pericoloso..."
RispondiEliminaciò che ci confonde 100 volte di più delle droghe è la CULTURA, i costumi della società, quello che ci hanno schiaffato in testa da quando siamo nati.
a tal punto che sono discutibili le nozioni di "persona, individuo, indipendenza, libertà".
le droghe, come la corsa, sono tentativi di sfuggire all'ingranaggio.
luciano er califfo.
il film "THE BEACH" con Di Caprio rende esattamente l'idea di quale ingranaggio parla il mister, come se fossimo incastrati in quel mondo, che ci hanno imposto dalla nascita!
RispondiEliminaemanuel
Bellissimo post. Cosa siamo in realtà è perlopiù sconosciuto a noi stessi.
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