Ad occhi apertisognando sotto la pioggia...
Sono appena tornato dal mio lungo di 16 km, corso sotto una pioggia battente in una Torino grigia ma non per questo meno affascinante. Pochi runner, pochissimi, la maggior parte credo in attesa della grande sfida di domani con la regina delle distanze.
Fa un certo effetto passare da piazza Castello e vedere quell'arrivo, così vicino ma nello stesso tempo così irraggiungibile dalle mie gambe. Ci vuole fegato ed una piccola dose di sana follia per sfidare i 42 km (e 195 metri) ma in fondo è proprio quel pizzico di estro che ci fa sentire vivi e la cosa più saggia dopotutto è assecondarlo. Ho conosciuto persone che con pochi mesi di allenamento ma di contro un grande carattere hanno chiuso la sfida battendo pregiudizi e personali fantasmi. Ho sempre rispettato molto i guerrieri silenziosi.Nel mio piccolo caos di allenamenti come vi dicevo, oggi ho deciso di indossare la muta e farmi una nuotata per le vie cittadine semi allagate. Correre sotto la pioggia se ben attrezzati, è qualcosa di meraviglioso. A farmi da compagnia anche l'immancabile pioggia di ricordi che a differenza della pioggia meteorologica, bagna fin dentro l'anima. E' lo scotto da pagare per chi vuole rimanere forzatamente se stesso e quindi sognatore fin oltre ogni ragionevole pensiero. Ma come si fa a rimanere impassibili di fronte ad un Po carico di acqua, immerso nei colori più straordinari che la natura dona salutandoci in vista del primo vero freddo. Come si fa a non credere che in fondo c'è un po' di magia ovunque, basta osservare dopotutto, ma non solo con gli occhi...
E' un attimo, ma quando comprendi che ogni cosa è possibile, che tutto può cambiare in un niente e che in fondo per vivere grandi emozioni bisogna anche accettare e guardare in faccia la paura, ecco che un certo senso di equilibrio torna a prevalere. Una maratona ha una bellezza particolare, ma quel fascino incredibile è insito nella sua estrema difficoltà e nel dolore fisico che provoca correrla... Lo stesso discorso vale per una cima di montagna che più è aspra e severa e maggiore sarà la sua ricompensa... Vien da se che la cosa più complicata e affascinante rimane quella di riuscire a perdersi nello sguardo di chi si ama. Ma in questo caso sono due universi che si scontrano, sensazioni così forti che possono cambiare per sempre il modo di agire e di pensare di entrambi. Bisogna avere fegato nel rischiare, così come bisogna avere fegato per stare dietro quella griglia di partenza e bisogna avere molto fegato quando la montagna ti fa capire di rinunciare.
Io personalmente non ho mai avuto fegato di correre per 42 km e la montagna fin'ora mi ha accolto senza mai mettermi troppo duramente alla prova ma quando ho visto quell'universo piombare su di me, non ho esitato un attimo e mi sono fatto travolgere. E' per questo che le ferite fanno ancora piovere un po' dentro e che il tempo sembra essersi quasi fermato. Mi piace pensare di aver tentato di scalare il mio Everest, di averci messo l'anima nel farlo... ed è soprattutto per questi motivi che, seppur ancora acciaccato, riprendo lentamente ad essere orgoglioso di me. Amo le sfide, le ho sempre amate, di qualsiasi natura esse siano e trovo che la bellezza e la libertà risiedano nel riuscire a fare ciò che più intimamente crediamo sia giusto. A noi spetta il coraggio di inseguire i nostri sogni, sempre!
In bocca al lupo dunque a tutti i guerrieri che domani sfideranno le loro paure guardandole dritte negli occhi. Dateci dentro e mollare mai!
Vi lascio con una bellissima canzone che il caso ha voluto arrivasse mentre sfioravo le rive del Po lungo i Murazzi, con tutta la collina immersa nella nebbia ed io immerso nei miei pensieri.