Resisteregiornata da alcolisti anonimi
E' vero, non sto scrivendo moltissimo in questo periodo, eppure un minimo ispirato dovrei esserlo. Gli allenamenti continuano ad andare (pur tra varie difficoltà), i weekend "montanari" rinfrancano l'anima e le lenti a contatto, vera personale vittoria di questi ultimi giorni, permettono di vedere tutto più nitidamente!
Gonfie vele quindi, almeno a guardare i fatti ed allora cosa c'è?
Ancora zero il numero di gare corse quest'anno. Se mi guardo indietro vedo la voglia di partecipare ai cross, la voglia di affondare i chiodi nel fango, la voglia di accettare nuove sfide. Non c'era freddo o distanza (da coprire per altro in treno) che mi fermava, che ci fermava.
Nulla di tutto questo sembra adesso scalfire questa mia apparente calma. Una calma che nasconde però una lotta mai terminata, una battaglia infinita che probabilmente sancirà la persona che sarò. Pensieri ciclici che appena credo di aver sconfitto tornano a spingere la testa sotto l'acqua...ancora e ancora...
Nulla di tutto questo sembra adesso scalfire questa mia apparente calma. Una calma che nasconde però una lotta mai terminata, una battaglia infinita che probabilmente sancirà la persona che sarò. Pensieri ciclici che appena credo di aver sconfitto tornano a spingere la testa sotto l'acqua...ancora e ancora...
Tra un fiato e l'altro tento di mandare avanti gli allenamenti, il lavoro e tutto il resto, ci sono però periodi della nostra vita che sembra vogliano metterci alla prova senza concederci soste di alcun tipo. Così è stato questo weekend.
Me lo dovevo aspettare che prima o poi sarebbe successo eppure non credevo facesse ribollire dentro di me così tanta rabbia. Rabbia soprattutto verso me stesso, incapace di essere come i più, strafottente e leggero nell'animo. A dare troppo peso alle parole, ai gesti, si fa infatti una brutta fine perché interpretati sempre sotto una lente personale. Calore il primo effetto tangibile, calore e bisogno di muovermi, di fare qualcosa, di scaricare energia sotto qualsiasi forma.
Eppure la mattina avevo già dato con un 5K a 3'42''/km + 4x600 in 1'52'' di media. Avevo già dato spremendo per di più tutta la forza e resistenza che avessi in corpo.
Si perché già dalla mattina i bastardi fantasmi erano con me, nel parco, ad ogni curva, ad ogni passo. Dopo il primo 600 corso "a tutta" le prime paure... al termine del secondo l'ammissione.
"Non ce la faccio..." dicevo.
"Non ce la faccio..." dicevo.
Stravolto dall'acidosi lattica sprofondavo così sconsolato sulla panchina, una delle tante che si possono trovare nel Parco Ruffini. Nella testa un caos... da una parte la sensazione netta di fallimento, sensazione che da mesi ormai mi schernisce e si diverte a fare sgambetti, dall'altra parte il mister ed il suo "ci tengo alla seduta dei 600...". Stanchezza fisica, stanchezza mentale e morale a pezzi, come posso pensare positivo? Ero però ancora nei due minuti di recupero quando dal nulla decido di stringere i pugni.
Mi stavo veramente rialzando e "ancora uno" dicevo tra me e me anche se si rivelerà lento, anzi lentissimo e chiuso a gran fatica.
"Non ce la farò a fare l'ultima ripetuta ma devo...devo....devo resistere!"
Si, resistere mi ripetevo quasi come fosse un mantra. Resistere, mentre riprendevo fiato. Resistere, mentre avanzavo verso lo zero. Resistere.
Si, resistere mi ripetevo quasi come fosse un mantra. Resistere, mentre riprendevo fiato. Resistere, mentre avanzavo verso lo zero. Resistere.
La corsa era più sicura in quell'ultima ripetuta ma il rettilineo sembrava infinito coi suoi 400 metri che terminano con una curva verso sinistra. Avanzavo e mi sentivo sempre più debole sempre più fiacco. Avanzavo e vedevo lei ai 400 metri...ancora lei... "Devi fermarti!" il cuore ordinava..."Non ce la farai!" i muscoli insistevano.
Il dolce pensiero di interrompere l'agonia mi tentava come le sirene con Ulisse poi dal nulla questo pensiero: "Se ti fermi ti fermi dove stagnano da tempo tutti i tuoi pensieri, tutte le tue paure... devi reagire Paolo maledizione...resistere, resistere, resistere!". Così ho fatto... scomposto nella mia corsa, ansimante nel mio fiato ma avanzavo ancora maledizione. Avanzavo e resistevo.
Ma la giornata doveva ancora dire la sua ed il destino doveva ancora farsi beffa di me, forse indispettito dal mio ottuso "resistere". Così, in un tranquillo pomeriggio di un sabato qualunque, accade.
E' come un fulmine che cade vicino. Il boato è impressionante. Perdi ogni sicurezza, le difese crollano e tutto quello che sei capace di fare è andare via. Ed ecco allora quel calore, ecco quella rabbia, quell'energia tornare, un'energia che nulla ha a che vedere con i muscoli, un'energia imposta dall'anima che comanda al corpo azione, lotta, a tratti violenza.
Torno a casa fremendo. Mollo la spesa appena entrato senza nemmeno riporre le derrate nel frigo e mi dirigo in stanza. Sono le 18 (nemmeno 5 ore dal precedente allenamento) e dalla finestra vedo uno stanco sole che pian piano scivola giù. Non importa penso.
Mi cambio velocemente, ho fretta adesso. Pantaloncini e maglietta leggera. Si, voglio sentire freddo.
Prendo poi giusto l'iPod e sono già fuori... dimentico perfino l'orologio. Chi se ne frega...
Domande da pugni stretti e denti serrati mi accompagnano nell'ascensore. "Cosa diavolo stai facendo Paolo?" mi dico. "Zitto, taci, devi uscire, devi muoverti!" mi rispondo.
Come un alcolizzato si attacca alla bottiglia ecco che io bramo per un'altra dose, un'altra dose di corsa, una dose che mi stordisca, che mi mandi in letargo, che fiacchi questo fisico fin troppo sveglio e pronto. Un fisico fin troppo forte per una mente così debole.
Scendo nel parco sotto casa ed abbozzo uno stretching, non farò nemmeno 3 minuti, sono rabbioso e quindi parto...
Correrò per 16 lunghi km come non facevo da tempo. Nessuna stanchezza, nessun cedimento ma solo voglia di andare via, di scaricare tutto lo schifo e tutte le falsità che non trovano ancora alcuna spiegazione. Almeno non in me, non per ciò in cui credo, valori che mi stanno costando tante lacrime e forse troppa fatica, perché comincio a dubitare della loro necessità, della loro praticità in una umanità che dal mondo animale ha solo da imparare. 16 chilometri corsi solo col cuore, un cuore che durante la scorsa visita medico sportiva è stato etichettato come "molto forte, abituato a sforzi elevati". Avrei voluto dire, "lei non immagina nemmeno quanto dottore".
Ma non c'è tregua, non me la posso permettere e così il giorno dopo si parte per una nuova escursione in Val Sangone alla conquista, miseramente naufragata, di raggiungere il rifugio Alpe Balma, rifugio reso irraggiungibile da una quantità di neve eccezionale! Tutto ciò che mi costa fatica fisica però mi riconcilia col mondo. Ed allora avanziamo ed apriamo una nuova traccia in questa neve fresca, avanziamo e rimaniamo sereni facendo l'ennesimo sorriso. La lotta non è ancora finita.
Non so cosa ti sia successo (posso solo intuire), ma per dimenticare forse potresti impegnarti in qualcosa di nuovo, che ti occupi totalmente. Perché non ti iscrivi ad una maratona, che ne so Londra 13 Aprile. Sei forte, fondo ce l'hai, un mesetto di lunghi e non pensi più ad altro.
RispondiEliminaDai, coraggio, il tempo aggiusta tutto.
Grazie... ogni tanto me ne esco di testa e vomito un po' di parole su questo blog.
RispondiEliminaRiguardo la maratona, beh, ho dei conti in sospeso con la pista...per ora il mio posto è lì.
Grazie ancora per il commento.