30° Venice MarathonDoppia cronaca per una giornata unica!
Questo sarà un post diverso dagli altri perché gode di due differenti prospettive, la mia, quella di runner della domenica che si improvvisa maratoneta da un giorno all'altro e quella di Emanuela, fotografa e spettatrice, immersa per le vie di una Venezia certamente atipica.
Due differenti punti di vista, due racconti scritti senza che nessuno influenzasse l'altro e che però trovano misteriosamente diversi punti di incontro quasi che l'evento nella sua grandiosità sia andato ben oltre il mero obiettivo sportivo. Buona lettura!
Due differenti punti di vista, due racconti scritti senza che nessuno influenzasse l'altro e che però trovano misteriosamente diversi punti di incontro quasi che l'evento nella sua grandiosità sia andato ben oltre il mero obiettivo sportivo. Buona lettura!
Devi resistere Paolo.
Si, devo resistere anche se, diamine, questi polpacci stanno diventando di marmo e intorno a me solo rumore di passi e fiato e teste che ballonzolano al ritmo stanco di chi corre da 35 km. Lontano vedo una Venezia troppo piccola ancora per poter essere bramata e intorno solo mare e foschia. E' dura ma devo resistere, passo dopo passo con questi piedi che ormai sono diventati bollenti, incastrato nel mio ritmo fisso di 4'40''/km.
Devo resistere maledizione, lo ripeto a mo' di mantra ed è l'unica cosa che ha senso fare perché devo solo "tenere botta", devo solo arrivare alla fine di questo rettilineo infinito lo so ed in fondo, adesso, quelle navi sembrano decisamente più grandi di prima. Si, anche la foschia sembra diminuire e forse quella mezza banana mangiata un chilometro fa al ristoro è servita davvero.
Continua Paolo, cocciuto come sempre, continua perché voglio vedere cosa c'è oltre quel muro e sono curioso di scoprire cosa voglia dire correre una maratona.
Resisti allora perché in fondo è stato un onore essere stato invitato a questa grandiosa festa e devo onorarla con tutto me stesso anche se gli allenamenti sono stati un vero disastro, già, pochi e a dir poco confusi.
Si, devo resistere specie adesso che quel terribile, lungo e solitario rettilineo che prende il nome di Ponte della Libertà è alle mie spalle, sconfitto, e davanti a me, in una costante foschia leggera, si stagliano minacciose le immense navi da crociera che sostano come giganti alle porte della città.
Devo resistere, ora che la strada sale nervosa lungo la rampa d'uscita, non posso mollare adesso e devo mantenerlo questo dannato passo per quanto lento stia diventando. Anche adesso che mi lancio in questo anonimo sottopasso nei pressi del porto, devo resistere perché a breve so che solcherò i marciapiedi della Serenissima ed anche se di calli e ponti e gente non se ne vedono ancora, devo resistere, perché non si molla dopo aver corso per 40 km Paolo! Già, sono 40 adesso, incredibile...
Chilometri dove ho dato fondo non tanto ai miei limiti fisici quanto a quelli mentali perché correre per oltre 3 ore di seguito non sapendo se le gambe reggeranno non è cosa facile, specie in un mondo che premia solo i freddi "numeri uno" non relegando nemmeno una pacca sulla spalla a chi corre e lotta per le proprie personalissime battaglie che quindi diventano inutili, futili.
Uomini e donne con uno spirito guerriero dove la corsa diventa solo uno strumento, una materializzazione del loro fuoco, del loro non arrendersi di fronte a difficoltà, qualsiasi esse siano, trasformando se stessi in un grandioso urlo che scuote i silenzi di tanti cuori. Emozioni forti perché partire dall'ultima griglia e trovarsi a pochi metri da un uomo in stampella privo di un arto, schierato come tutti e pronto a dare battaglia è qualcosa che fa riflettere sulla possanza dello spirito umano, quello più alto e nobile che non si piega mai, nemmeno di fronte alla fredda realtà dei fatti.
Correrà oltre metà gara Constantin, questo il suo nome, correrà oltre 25 km con una sola gamba. Ma non è l'unico eroe, basta infatti fare i primi passi mentre le griglie vengono aperte ed il gruppo si compatta che capita di superare atleti privi della vista che sorridenti avanzano con la loro guida, coraggiosi e fieri di loro stessi.
E' così, in mezzo a tutti questi pensieri fatti a denti stretti, mi si para davanti agli occhi il primo ponte e con esso la prima gente che festante applaude ed incita il coloratissimo fiume di cui orgogliosamente faccio parte anch'io. E' il primo di 14 ponti ma adesso come prevedevo cambia tutto, adesso a muovere le gambe non sono più reazioni chimiche e contrazioni di cellule muscolari ormai stremate, adesso ciò che fa avanzare me stesso è la potenza devastante del cuore e l'emozione di essere lì, in quel preciso istante, con la consapevolezza di star facendo ed anzi concludendo qualcosa di grande, qualcosa di speciale, di immenso. Correre e ritrovarsi a sorridere estasiato dal momento, dalla bellezza che mi si staglia intorno, dall'affetto e partecipazione che la gente di qualsiasi credo, colore, nazionalità trasmette ad ogni passo fa comprendere meglio di qualsiasi altra cosa il significato di sport e forse persino del vivere. Non importa più il tempo o la prestazione, importa solo quello che si rappresenta in determinati e precisi istanti della nostra vita.
Non a caso nei pressi del parco S.Giuliano a circa metà gara un cartello recitava più o meno così: "Random Stranger, I'm PROUD of you!". Quale sintesi migliore per rispondere ai tanti che si chiedono il motivo di tutto questo affannarsi?
Ma è punta della dogana ad interrompere nuovamente i miei pensieri e davanti a me ecco il mitico "ponte delle barche" appositamente creato per il giorno della gara, ponte galleggiante che attraversa il Canal Grande e permette quindi il collegamento col Sestiere di S.Marco. Il ponte è stabilissimo e attraversalo correndo non è cosa da poco e la felicità anche in questo caso è immortalata dai tanti fotografi disseminati lungo il percorso.
Di nuovo sulla terra ferma, piccola variante ed ecco che siamo nuovamente proiettati verso piazza S.Marco con la gente che aumenta a vista d'occhio e con essa le urla e gli applausi. E' come essere in un film, un film del quale stanno scorrendo le ultime splendide immagini e del quale vorrei rallentarne la proiezione, un film che racconta più di 8000 storie, tutte diverse e tutte così incredibilmente uguali nella fatica e sudore.
Poi è giro d'onore...
Svolto deciso a sinistra ed entro in quel teatro artificiale che è piazza S.Marco! Due ali di folla a sinistra e destra con la mia bussola che punta la torre dell'Orologio e il grande Campanile. Brividi vi giuro, brividi che mi hanno tolto il fiato. Lungo tutto il tragitto perfetti sconosciuti mi urlano "Vai Paolo!" ed io incredulo e forse nemmeno pronto a quel genere di accoglienza non posso fare altro che applaudire e sorridere e correre... Un trecento metri forse o poco più, questo è durato il giro tra colonne e storia, trecento metri che mi hanno stupito ed esaltato, trecento metri per i quali credetemi, varrebbe la pena farne 200 di chilometri...
Ma ora che sono fuori, ricaricato nello spirito come fossi dinamite, l'imperativo è sempre lo stesso, spingere! E' la volta del ponte dei sospiri e mai quanto adesso noi tutti stiamo sospirando e non certo per la paura delle carceri ma per lo spettacolo che ancora una volta si mostra ovunque intorno a noi in una Venezia benedetta dal sole. I ponti scivolano via sotto delle gambe ritrovate e con essi i 42 chilometri diventano solo un ricordo proiettando davanti a me quegli ultimi 192 metri...
...è finita Paolo, è finita... così, incredulo, accelero e porto le mani e gli occhi al cielo, un gesto talmente automatico e desiderato che mi viene spontaneo come fosse una boccata di ossigeno dopo un lungo respiro trattenuto, un lungo respiro durato 3 ore 18 minuti e 4 secondi. Well done maratoneta!
...è finita Paolo, è finita... così, incredulo, accelero e porto le mani e gli occhi al cielo, un gesto talmente automatico e desiderato che mi viene spontaneo come fosse una boccata di ossigeno dopo un lungo respiro trattenuto, un lungo respiro durato 3 ore 18 minuti e 4 secondi. Well done maratoneta!
Pettorale: 5919 - MAGGIO PAOLO
Anno di nascita: 1981 - Nazionalita': ITASocietà: RUNCARD
Tempo finale: 3:22:04
Posizione assoluta: 679°Split | Time | min/Km | Delta | min/Km | RealTime |
Dolo (5K) | 0:27:54 | 5,34 | 0:27:54 | 5,34 | 0:23:53 |
Mira (10K) | 0:50:34 | 5,03 | 0:22:40 | 4,31 | 0:46:33 |
Oriago (15K) | 1:14:17 | 4,57 | 0:23:43 | 4,44 | 1:10:16 |
Marghera (1/2 mar.) | 1:42:37 | 4,51 | 0:28:20 | 4,38 | 1:38:36 |
Mestre (25K) | 2:00:06 | 4,48 | 0:17:29 | 4,28 | 1:56:05 |
Parco S.Giuliano (30K) | 2:22:53 | 4,45 | 0:22:47 | 4,33 | 2:18:52 |
Ponte Libertà (35K) | 2:46:51 | 4,46 | 0:23:58 | 4,47 | 2:42:51 |
Venezia (40K) | 3:09:56 | 4,44 | 0:23:05 | 4,36 | 3:05:55 |
Arrivo (42K) | 3:22:04 | 4,47 | 0:12:08 | 5,31 | 3:18:04 |
Programma di allenamento della durata di cinque o sei mesi, caratterizzato dal graduale incremento della distanza percorsa ogni settimana, alternato ad adeguati tempi di recupero, giorni di dolore e fatica, dieta caratterizzata da una corretta assunzione di carboidrati per permettere all'organismo di incamerare il glicogeno necessario, dolori muscolari, momenti di grande entusiasmo alternati a giorni di sconforto: completare una maratona è da sempre considerato uno "sforzo supremo" per tutti i corridori.
E' comunque riduttivo considerare un evento sportivo di tale portata come puro sacrificio, avulso da altri significati. La maratona rappresenta sì un'impresa sportiva, ma prima di tutto un'impresa "umana", dove il singolo individuo fa non solo la differenza, ma proprio da protagonista. Saranno le origini classiche - essa trova infatti il suo incipit nella famosa corsa di Filippide con partenza dalla città di Maratona e arrivo all'acropoli di Atene per annunciare la vittoria sui persiani nel 490 a.c., sarà la mole dei partecipanti e dei visitatori (alcuni di essi estranei al mondo dell’atletica leggera), saranno i luoghi in cui si svolge, ma la maratona assume da sempre un'accezione a dir poco epica. Ed è proprio tale caratteristica, ossia l’epicità dell’evento sportivo in questione, ad essere captata nella sua interezza e nell'immediato dall'osservatore inesperto, lì ad assistere per caso, a volte per gioco, senza saper nulla di corsa, se non secondo il suo punto di vista, un po' goffo, perché l'unica corsa di cui ha esperienza è quella saltuaria (tempo permettendo), al parco vicino casa.
Tale grandiosità ha fatto da protagonista il giorno della Maratona di Venezia sin dal primo momento in cui il mio sguardo si è appollaiato sulle transenne predisposte ordinatamente nel cuore di Piazza San Marco, mentre stormi di colombi e gabbiani solcavano il cielo quasi a voler preannunciare l’arrivo dei maratoneti, mentre la folla agitata invadeva il cuore della città ed i ponti allestiti appositamente per gli atleti. Ero lì anch'io, per caso, pronta a captare ogni singolo istante che quell'evento, a me sconosciuto, avrebbe regalato da lì a poco. Era la prima maratona a cui assistevo e tutto stava avvenendo in una delle città italiane più conosciute al mondo.
Mi sono quindi addentrata nella folla, cercando di capire da chi mi stava accanto a che ora sarebbero passati i primi corridori. E così, come spesso avviene, ho iniziato una piacevole chiacchierata con la mia "vicina di transenna", Maria Luisa, reduce da una delle brevi gare di corsa che affiancano la maratona nelle prime ore del mattino. Anche lei avrebbe dovuto partecipare a quella che ricorderò come un'"impresa epica", ma per "mancanza di preparazione", almeno così mi riferì, aveva rinunciato ad iscriversi.
E sì perché anche lo spirito con cui partecipare ad una maratona varia da persona a persona. C'è chi partecipa per vincere da vero e proprio professionista, c'è chi partecipa per raggiungere il proprio record personale e fa di tutto per ottenerlo - consistente nel completare i 42 km in 3, 4, 5 h - c’è chi semplicemente, senza porsi obiettivi, vi partecipa solo per vivere quell'aria di aggregazione, quel calore trasudante da ogni paesino e culminante nel cuore di Venezia, c'è chi, proprio come Maria Luisa, rinuncia perché, a suo dire (esattamente come un giudice di se stessa), "priva della massima preparazione personale".
Non solo gli obiettivi e l’approccio alla gara possono essere i più disparati, ma anche le motivazioni che conducono ad essere parte integrante di un grande gruppo di atleti, possono essere molto semplici (anche se la partecipazione ad un evento simile non è mai banale) come davvero importanti. A prescindere dal colore della causa che spinge a parteciparvi, ogni motivazione dà comunque del suo, trasmette calore, voglia di fare, anche a chi invece non ha partecipato ma semplicemente osservato. Ed è quella medesima voglia di fare che ha raggiunto in modo immediato il cuore del "visitatore inesperto" non appena sono passati davanti a lui gli atleti disabili.
Loro, a mio avviso, i veri protagonisti, della maratona. Loro non si sono fermati, loro hanno partecipato, dimostrando a tutti i corridori e non solo, che non c’è nulla che nella vita non si possa fare, nulla di fronte al quale arrendersi ed esclamare "io non ce la faccio". Perché sì saranno anche 42 km, ma si possono fare anche con una mano sola, basta la volontà, la positività d’animo.
E questa partecipazione accentua marcatamente l'epicità tipica della maratona, quel "quid pluris" consistente nell'esclamare a voce alta "ci sono anch'io, vivo, voglio farlo, non ci sono ostacoli tra me ed il traguardo". L’obiettivo della partecipazione è interamente personale, ma in fondo per essere un corridore, parte di una maratona, è sufficiente possedere un fine per cui correre, che non deve necessariamente identificarsi con il completamento dell’intera distanza. Esso può, infatti, essere semplicemente rappresentato dal significato intrinseco della frase "vivo e quindi partecipo anch'io, a prescindere dal risultato della mia prestazione sportiva", dando così semplicemente il meglio di sé.
La maratona è la metafora della vita, molto più di un evento sportivo. Tutto ciò che si vuole è realizzabile. Bisogna avere semplicemente fiducia in se stessi ed è fatta.
Quasi qiasi vado a correre...
RispondiEliminaBravo Paolo e complimenti. Venezia emoziona ogni volta anche me pur abitandoci da sempre quindi posso immaginare cosa può provare uno che abita in un'altra città. Comunque adesso che ci hai preso gusto ti aspetto sotto il gonfiabile di quella del 2016.
RispondiEliminama sti baffetti da generale prussiano? ihihih!
RispondiEliminaComplimenti per la gara, e per come l'hai raccontata :)
RispondiEliminaSemble intéressant. J'aime ce que vous partagez ^^
RispondiElimina